Pubblichiamo la lettera aperta che lo storico Raffaele Romanelli ha indirizzato il 20 giugno scorso alla Sissco, associazione degli storici contemporaneisti, proponendo una discussione su alcuni diffusi fenomeni di intolleranza e di conformismo ideologico nel campo culturale. Alle reazioni che il suo intervento ha suscitato, ha poi replicato con una seconda lettera (14 luglio 2020)
“[…] Nella lista Sissco le questioni che intendevo sollevare sono state assorbite dalla questione dei fasci di Lampedusa, dei monumenti e delle targhe, ovvero della presenza del fascismo nell’Italia di oggi, questione appassionante che pure mi ha coinvolto, ma che è tutt’altra cosa. […] Se leggo bene a me pare che i diversi interventi, ciascuno ricco di importanti annotazioni, convergano in sostanza nel dire che il mio è un “eccesso di reazione”: le ragioni dei movimenti Black Lives Matter o di Mee Too sono così forti da spiegare – e da costringerci a giustificare – anche eccessi in sé deplorevoli. Così, ad esempio, per Lorenzo Benadusi ”gli eccessi del politicamente corretto non sono equiparabili a quelli del politicamente scorretto, (…) il radicalismo della minoranza è una forma, e spesso l’unica forma, per far sentire la propria voce”; per Federico Mazzini “denunciare in questo momento il politicamente corretto universitario ha, alle mie orecchie, soprattutto l’effetto di sminuire il fenomeno del quale è reazione”; per Emanuele Ertola “non possiamo risolvere gli eccessi della reazione senza prima aver risolto il problema”; non si esclude che Black Lives Matter possa essere letto, tra l’altro, come “movimento per la decolonizzazione post-litteram”; per Agostino Giovagnoli il “conformismo non implica che gli obiettivi cui si ispira siano tutti sbagliati. Anche se nelle proteste contro le discriminazioni razziali negli Stati Uniti (e nel mondo) sono comparse forme di intolleranza (e persino di antisemitismo), per me sostenerle non è conformismo bensì un dovere etico e civile”.
Ebbene, penso che queste siano valutazioni errate […]”.