In questa seconda puntata dell’indagine sul mercato del libro, proveremo a esplorare la mappa delle imprese librarie in Italia; come per l’approfondimento relativo alla situazione della lettura, abbiamo valutato di limitare l’analisi ai dati sul 2019. I numerosi report e approfondimenti prodotti sul periodo pandemico saranno oggetto specifico della prossima uscita.
Nel 2020 l’ALI – Associazione Librai Italiani, in collaborazione con Confcommercio, ha presentato i risultati della prima edizione dell’osservatorio annuale Nuove chiavi di lettura sul mondo delle librerie: numeri, prospettive e tendenze, curato da Format Research. L’indagine rappresenta uno strumento indispensabile per la conoscenza del settore librario in Italia, offrendo, per la prima volta, sia una panoramica pressoché completa del comparto, sia uno specifico approfondimento sulle librerie indipendenti.
Considerando le imprese con codice Ateco 47610 (commercio al dettaglio di libri nuovi) e 47791 (commercio al dettaglio di libri di seconda mano), le librerie in Italia risultano essere 3.670. Conteggiando anche le unità locali, cioè le sedi d’impresa che non sono sedi legali, il numero sale a 4.359. Per quanto riguarda la natura giuridica, la grande maggioranza (58%) sono ditte individuale, il 25% sono società di persone e il 15% società di capitali. Sul totale dei ricavi del comparto (1,8 miliardi circa), le società di capitali pesano però per un fatturato pari al 67,2%.
Altro dato interessante quello relativo all’anzianità: se il 35,2% delle librerie hanno una fondazione antecedente al 2000, sono il 14% quelle nate dopo il 2017 (di cui 172 nel Meridione). Ponendosi in un’ottica di medio periodo, si può osservare come nel 2012 le librerie fossero 3.901. Il numero era sceso a 3.505 nel 2015, per vedere un leggero incremento nei due anni successivi (3.679 nel 2016; 3.670 nel 2017).
La distribuzione territoriale delle imprese vede il Mezzogiorno (Sud e Isole) avanti con il 31% del comparto (1.138 librerie); seguono il Centro (26,5%, 971 librerie), il Nord ovest (24,9%, 913) e il Nord est (17,7%, 648). Guardando alle regioni, le prime tre per numero di librerie sono Lazio (12,7%), Lombardia (12%) e Piemonte (8,9%). Si nota dunque una maggiore concentrazione degli esercizi nelle due regioni in cui sono localizzate il numero maggiore di case editrici.
Per quanto riguarda la classe dimensionale: il 50,5% di librerie sul territorio nazionale ha un solo addetto, il 42,8% tra i 2 e i 5 addetti; mentre sono rispettivamente il 4,1% e il 2,6% quelle con un numero di impiegati compreso tra i 6 e i 9 addetti e superiore alle 9 unità. Queste percentuali corrispondono a un totale di 11.185 unità, così distribuite: 39,2% nel Nord ovest, 23,5% al Centro, 19,9% nel Nord est e 17,4% per il Meridione. Si può dunque notare come la maggiore concentrazione di imprese nel Sud e nelle Isole non trovi corrispondenza in un maggiore numero di occupati nel settore. A livello regionale, Lombardia (29%), Toscana (11%) e Lazio (8,9%) occupano quasi la metà del totale degli addetti del settore. Approfondendo la distribuzione degli addetti, possiamo notare come il 42,7% lavori in imprese con oltre 9 unità (corrispondenti verosimilmente alle grandi catene commerciali), mentre il 34,2% in librerie con 2-5 impiegati. Il 36,1% delle imprese ha una percentuale di personale di sesso femminile superiore al 75%.
Per quanto riguarda la tipologia di librerie, sulle 3.299 imprese identificate con codice Ateco 47610 (commercio al dettaglio di libri nuovi) le librerie indipendenti sono 2.412, 17 quelle in rete commerciale (catene) e 870 quelle con una o più unità locali. Queste ultime due tipologie raggruppano circa 1.565 unità locali. La distribuzione territoriale varia sensibilmente sulla base della tipologia di impresa: delle librerie indipendenti il 35% insiste nelle regioni del Meridione, il 24,7% al Centro e il 23,4% nel Nord ovest. Per quelle con una o più unità locali il divario è più contenuto: 28,6% nel Meridione, 26,4% al Centro e 25,8% nel Nord ovest. Delle imprese di catena il 64,7% ha la sede legale nel Nord ovest.
Il report ALI presenta poi un’approfondita indagine sulla situazione delle librerie indipendenti, redatta attraverso la somministrazione di interviste a un campione consistente di imprese (le imprese intervistate sono state 400, di cui 360 si sono dichiarate indipendenti e 40 in franchising). Questi dati sono interessanti perché offrono un riscontro della percezione del mondo economico e sociale italiano da parte dei librai. Nell’ultimo trimestre del 2019, ad esempio, il 57,6% degli intervistati ha percepito un peggioramento della situazione economica generale del paese (e solo il 2,4% un miglioramento); questo corrisponde a un peggioramento dell’andamento dell’attività economica che ha riguardato il 41,5% delle librerie prese in esame, a fronte di un 18,3% che ha invece testimoniato un miglioramento rispetto all’ultimo trimestre dell’anno precedente. Prendendo in esame un periodo di tempo più prolungato, l’andamento economico delle librerie negli ultimi 24 mesi della rilevazione (2018-2019) è giudicato peggiorato rispetto al biennio precedente dal 61% degli intervistati, mentre è migliorato per il 21%. Per quanto riguarda l’occupazione, questa è rimasta invariata nel 73% degli esercizi contattati ed è peggiorata nel 25% di questi, configurando di fatto una situazione del mercato del lavoro in contrazione.
Parlando dei costi di gestione, questi sono segnalati come in aumento da parte del 41,7% delle imprese rilevate. Il dato è particolarmente significativo in quanto ben il 57,4% dei costi nell’anno di rilevazione sono imputabili a «spese incomprimibili» (affitti e utenze; nello specifico, i costi di gestione sono così ripartiti presso il campione preso in oggetto: 29,5% costi di locazione; 27,9% utenze; 27,4% sistemi e servizi; 15,2% personale). Un’altra difficoltà segnalata con forza dai librai intervistati è quella relativa al rifornimento: il 62,8% dichiara di non riuscire a mettere a disposizione dei clienti un assortimento aggiornato. Questo dato andrebbe messo in relazione, per evidenziare eventuali legami, con le modalità del rifornimento (Il 50,1% dichiara di rifornirsi presso i distributori (Messaggerie, Mondadori, giunti, etc.), il 25,7% presso i grossisti (Fastbook, Centro Libri, etc.), solo il 5,3% presso i distributori online).
Altra questione sentita fortemente è quella della competizione con il commercio elettronico: l’86,1% dei librai indipendenti contattati vede nelle piattaforme come Amazon i rivali principali per la propria attività. In particolare, il 66,1% del campione addita l’assenza di regolamentazione del mercato e della concorrenza come fattore di ostacolo. A questa percezione non corrisponde però una pari attivazione per rendere la propria attività competitiva sul web, se consideriamo che solo il 53% librerie ha dichiarato di avere un sito web, una pagina social o una vetrina sui marketplace: questa percentuale cresce al Nord (63% nel Nord est, 58% nel Nord ovest), mentre cala leggermente al Centro (49%) e nel Meridione (46%). Su questi aspetti, la pandemia da Covid-19 ha comportato un’accelerazione della digitalizzazione delle imprese librarie, come vedremo meglio nelle prossime uscite.
Le considerazioni in merito alla parziale digitalizzazione potrebbero essere messe in relazione con lo scarso investimento formativo effettuato dalle imprese librarie: solo il 13,7% ha realizzato corsi di formazione per il personale nel biennio precedente alla rilevazione e il 76% degli intervistati non ritiene di avere alcun fabbisogno formativo da colmare. Tra coloro che invece dichiarano l’esigenza di una maggiore formazione, il 18,2% la vorrebbe indirizzata sui temi del mercato del libro e il 17,3% sulle competenze digitali. Alla base della mancata formazione sono individuabili, d’altro canto, anche ragioni di altro genere: tra le librerie che hanno effettuato corsi formativi, il 32,7% ha riscontrato difficoltà, imputabili per la maggior parte ai costi elevati della formazione e alla ridotta disponibilità di tempo. L’esigenza di formazione è stata più volte richiamata dai professionisti del settore [vedi, ad esempio: R. Pinto, Il mestiere di libraio, in R. Montroni, Vendere l’anima. Il mestiere del libraio, Laterza, Roma-Bari 2010], ma il panorama italiano appare ancora piuttosto ristretto in questo senso.
Quanto emerge dall’indagine è certamente come la figura del libraio sia percepita come il vero punto di forza delle librerie indipendenti: su questo aspetto è d’accordo il 60,5% degli intervistati, che evidenzia il ruolo fondamentale del librario nel consigliare la clientela e diffondere la cultura (far conoscere al consumatore «il libro che non sapeva di cercare»). Tra coloro che abbracciano questa visione, il 95,5% si dice convinto che questo si traduca anche in vantaggio economico. Significativo, in relazione al ruolo culturale rivendicato dalla maggioranza dei librai, che la ripartizione delle vendite sia, in media, favorevole ai titoli meno noti (54,4%) rispetto alle novità (45,6%).
In rapporto a questo profilo del librario come operatore insieme commerciale e culturale, vale la pena ricordare come sul totale dei clienti dell’anno di rilevazione, il 66,9% è rappresentato da clientela storica, quindi fidelizzata. Prendendo in esame il ruolo delle librerie nel contesto sociale, è poi da segnalare come il 61,8% ha attivato collaborazioni con istituti scolastici e/o associazioni culturali. Percentuale notevolmente più alta rispetto a quella di chi ha aderito ad associazioni che danno riconoscimento alle librerie indipendenti (34,5%), o a reti di librerie indipendenti (28,8%). Questo dato può ragionevolmente portare a dedurre come sia sentita prioritaria l’interazione con il contesto sociale di stretta pertinenza. Per commentare questi dati sarebbe d’altronde interessante rilevare in che percentuale questi siano riconducibili alle librerie per bambini e ragazzi, per le quali l’interazione con istituti scolastici potrebbe essere più imperativa. Da notare comunque che, tra coloro che non hanno collaborato con scuole o associazioni, il 70,3% si ripromette di intraprendere queste azioni in futuro.
Ultimo elemento da considerare, sia in chiave economica che di attività culturale, l’organizzazione di eventi o la partecipazione a eventi organizzati da terzi. Il numero medio di eventi organizzati in libreria nel biennio precedente la rilevazione si attesta sui 17 a livello nazionale, con una maggiore vitalità nel Meridione (21) e una inferiore al Nord (13 Nord ovest e 14 Nord est); nello stesso periodo, le partecipazioni a eventi terzi si attestano sulle 28. Anche in merito a questo dato è netto il picco nel Meridione (43), rispetto al quale i dati dell’indagine portano a rilevare complessivamente un incremento della presenza e dell’attivismo delle librerie indipendenti.
Si intendono qui per librerie indipendenti le imprese senza unità locali e non appartenenti a gruppi societari. Per una possibile definizione di libreria indipendente, vedi il significato attribuito al termine dal Sindacato italiano librai e cartolibrai.