Dotare tutti coloro che possiedono le conoscenze di base erogate dalla scuola dell’obbligo di strumenti critici per la interpretazione della realtà rappresentata per mezzo di dati digitali. Questo è lo scopo perseguito dalla Scuola pop sui dati digitali, un progetto interno alla Scuola Critica del Digitale, organizzato e promosso dal Centro per la Riforma dello Stato (Crs).
Il rovesciamento delle aspettative
Il Crs fonda la Scuola Critica del digitale nel 2017, dopo aver constatato il rovesciamento, radicale e clamoroso, delle aspettative che hanno accompagnato, a partire dall’esplosione di Internet all’inizio del nuovo secolo, il rapidissimo sviluppo della trasformazione digitale.
«Una trasformazione generalmente descritta mediante di una retorica positiva della innovazione digitale, presentata come uno dei pilastri della più generale retorica del conflitto tra vecchio e nuovo», ci spiega Giulio De Petra, direttore del Centro per la Riforma dello Stato, che aggiunge: «Ma questa narrazione non riesce più a nascondere le contraddizioni e le criticità che sempre più spesso caratterizzano gli utilizzi prevalenti delle tecnologie digitali».
Secondo De Petra: «Inizialmente, a sinistra, i temi del digitale sono stati vissuti acriticamente, con l’affermazione di una corrente di pensiero che potremmo chiamare Tecnologia della liberazione». Anche la rete appariva allora come: «Lo strumento abilitante per un altro mondo possibile, capace di rendere praticabili nuove modalità di cooperazione sociale e di democrazia politica».
Ma, come fa notare il direttore del Crs: «Lo sviluppo della trasformazione digitale ha prodotto l’esatto contrario, cioè la realizzazione di dispositivi capaci di rendere possibile la prosecuzione e l’esasperazione delle peggiori caratteristiche del mondo attuale. Si tratta dell’ennesima trasformazione del capitalismo in capitalismo “immateriale”, le cui regole economiche sono convenzioni artificiali sganciate da ogni necessità naturale».
Ecco perché il proposito formativo della scuola: «Non si rivolge alla ristretta cerchia degli addetti ai lavori, ma a tutti coloro che nel loro lavoro e nella loro vita sono costretti, spesso inconsapevolmente, ad un uso intenso della tecnologia digitale, avendo quindi la necessità di dotarsi di strumenti adeguati di consapevolezza critica».
Promuovere l’alfabetizzazione sui dati digitali
La Scuola Critica del Digitale è quindi un contenitore di iniziative, come la Scuola pop sui dati digitali, il cui ciclo di lezioni si è svolto interamente in regime di didattica a distanza tra il febbraio e il giugno del 2021.
«I dati ci riguardano come consumatori e produttori», afferma De Petra, che prosegue: «La Scuola pop ha avuto come prima intenzione quella di passare dalla sensibilizzazione alle criticità della rivoluzione digitale, alla formazione più in profondità di un pubblico di non esperti».
Le singole lezioni si sono svolte con un approccio maieutico: i contenuti venivano proposti attraverso un continuo dialogo tra docente e partecipante, in modo da consentire al primo di svolgere un ruolo di levatrice di concetti che il secondo generava autonomamente, assistito da una continua proposizione di esempi secondo uno stile di problem posing and solving.
«Avremmo preferito che tutti i corsi si tenessero in presenza perché l’interazione sarebbe stata migliore» ma, nonostante ciò, «gli iscritti sono riusciti a svolgere delle esercitazioni su alcuni dei problemi proposti. Ad esempio, il modo in cui l’intelligenza artificiale può interpretare in maniera distorta dei dati, oppure l’impostazione dell’algoritmo al maschile del traduttore automatico di Google».
Non è mancato un momento di confronto sui numeri della pandemia per capire i processi di modellizzazione: «Le prime due lezioni, in particolare, hanno proposto come oggetto di indagine approfondita la tabella sull’andamento della pandemia fornita quotidianamente dalla protezione civile. Ai partecipanti, ad esempio, venivano proposte diverse alternative di interpretazione dei dati forniti, e le loro scelte sono state poi commentate collettivamente con l’obiettivo di mettere in evidenza ambiguità e limiti della modellizzazione tabellare utilizzata».
I partecipanti, tra i quali molti operatori di diverse associazioni, si sono iscritti gratuitamente, così come gratuitamente hanno prestato la loro opera i docenti coinvolti: Carlo Batini, Federico Cabitza, Paolo Cherubini, Patrizia Luongo, Teresa Numerico, Giorgio Resta e Gaetano Santucci.
Di seguito, i link alle registrazioni delle lezioni della Scuola pop sui dati digitali del Centro per la riforma dello Stato.
Cosa sono i dati digitali e a cosa servono:
I modelli dei dati sono i nostri occhiali sul mondo:
L’utilizzo dei grafi semantici il caso dell’amica geniale:
Quando i dati diventano una finestra sporca e opaca sul mondo:
Ricchezza e fallacia delle visualizzazioni:
Il valore e il disvalore dei dati:
Dati, machine learning e intelligenza artificiale:
L’ultra empirismo e la cattura dell’apparenza:
I come e i perché dell’informazione inquinata:
L’approssimazione e la visualizzazione dei dati statistici:
La proprietà dei dati:
Lezione conclusiva della scuola pop: