A differenza della stragrande maggioranza degli studiosi di storia, Eric J. Hobsbawm aveva un pubblico vastissimo, globale, un agente letterario (lo stesso di John Le Carré), un editor personale devoto, case editrici che gli pagavano anticipi con cinque zeri, e molti giornali e programmi televisivi a disposizione. Ha scritto «libri interessanti», mentre il movimento comunista – la comunità che si era scelto – si divideva e poi scompariva.
Segnaliamo l’uscita di una monografia su di lui, scritta da Anna Di Qual – un capitolo ne è stato anticipato su «Storiografia», 23, nel dossier Marxismo italiano – ricordando anche l’opus magnum su Hobsbawm di Richard J. Evans, qui recensito da Massimo Mastrogregori per le “Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken”, 100 (2020).