Come potrà mancare Zerocalcare, in un libro sugli intellettuali italiani del nuovo millennio, che qualcuno prima o poi scriverà? (il primo a stupirsene enormemente sarà lui).
È una previsione che si può azzardare per almeno due motivi. Primo: ha creato un rapporto nuovo con i propri lettori, insolitamente stretto. Risponde alle mail e nelle chat, regala disegni originali a chi glieli chiede, basta fare la fila, e all’inizio pubblicava gratis anche le sue storie. Tra gli altri intellettuali italiani coevi non c’è niente di paragonabile, e non ci sono precedenti.
Secondo: dentro le sue storie c’è un forte rapporto col passato, benché si rivolga a un pubblico che ci si immagina, di solito, privo di legami con la tradizione del Novecento, immobilizzato in un presente autosufficiente. Continuamente personaggi e oggetti assumono sembianze diverse, tratte da un variopinto repertorio pop, contaminato con un immaginario politico, militante.
Chi legge Zerocalcare lo sa: sono apparizioni divertentissime, e su di esse si basa in buona parte il racconto – tessere di un mosaico meno ingenuo, meno leggero di quello che è dichiarato dall’autore, più o meno esplicitamente.
Così, in una storia del 2015, il giovanissimo Zero si ritrova a combattere per gioco con un Gramsci-pupazzo, che Lady Cocca gli ha regalato. Fa parte della serie americana Mattel dei Masters of the universe, e parla quando gli gratti la pancia. «Odio gli indifferenti», dice con una vocetta: Calcare gli dà del quattrocchi, Gramsci fantoccio replica citando Harry Potter. Di tutte le citazioni del grande pensatore, è forse la meno prevedibile.
(Belf.)